Piove in una inconsueta calda serata di settembre. I venditori di ombrelli si palesano agli angoli delle strade dello shopping.
Miraggio per chi non ama bagnarsi. Bari è magnifica sotto la pioggia in un venerdì 17. Da Spine Bookstore per il fuorifestival di Biarch, la rassegna dedicata all’architettura, è previsto un incontro con il fumettista Paolo Bacilieri.
Alle pareti sono appese le tavole di uno dei lavori del maestro del fumetto, Tramezzino. Le osservano con maniacale attenzione quanti sono arrivati qui per incontrare Bacilieri e comprendere il suo sguardo sullo spazio urbano, su Milano e la sua architettura.
Come è tornare ad incontrare il pubblico, gli chiediamo prima che l’incontro abbia inizio.
“Ne avevo nostalgia. È una parte del nostro lavoro che mi mancava”, risponde.
La pandemia, il confinamento, non hanno influito sul mercato dei fumetti. Nei primi sei mesi del 2021 si registra un sorprendente più 214 per cento nella vendita in libreria in questo settore. Questo dato la sorprende?
“Questo dato mi sorprende fino ad un certo punto. Faccio questo mestiere da quasi 30 anni e ho sentito parlare spesso di crisi del fumetto, che può essere considerata dal punto di vista industriale e commerciale. Ma non dal punto di vista del linguaggio che ha ancora una potenzialità fortissima che è data da due cose, dalla sua capacità di esplorare la realtà e dalla sua semplicità. Si possono realizzare i fumetti a casa propria e con pochi mezzi, ma hanno un linguaggio in grado di unire le persone aldilà delle barriere sia culturali che legate alla pandemia”.
Quando è nata la sua passione per il fumetto?
“La mia passione nasce da due aspetti. Uno innato, si può dire che sono nato con la matita in mano, ero portato per il disegno e per la lettura. L’altro aspetto è di aver avuto la possibilità di crescere in Italia negli anni ‘70, anche se in un paese piccolissimo sperduto nel Veneto, e di avere in quel periodo un’offerta di fumetto altissima. Un’offerta ricchissima anche per un bambino di provincia come me. Tutti i più grandi autori del mondo lavoravano per me, questo mi ha dato la possibilità di crescere circondato da opere e da fumetti bellissimi. E diversissimi. C’erano i super eroi americani e i fumetti Bonelli, il Corriere dei Ragazzi, il Corriere dei Piccoli, il cattolico Il Giornalino, Topolino, una varietà incredibile. Un bagaglio dal quale ancora pesco e faccio riferimento”.
In Tramezzino trova spazio un’altra sua passione, l’architettura.
“Tramezzino è una storia nata nel 2018 con un piccolo editore bolognese, Canicola che propose l’idea di fare quelli che nel settore chiamiamo albettoni. Fumetti con un formato gigante che mi ha dato la possibilità di dare sfogo ad una delle mie passioni cioè l’architettura e in particolare un certo tipo di architettura milanese, un’architettura moderna che si sviluppa nel dopoguerra a Milano. Tramezzino è una storia d’amore effimera tra due ragazzi che si incontrano ma è soprattutto una dichiarazione d’amore verso l’architettura e verso la città nella quale mi capita da vivere da circa venti anni”.
Tramezzino, 32 pagine e 17 prospetti di palazzi reali di Milano, una storia in cui l’aspetto architettonico è predominante e attorno al quale si sviluppano due storie, quella d’amore tra due ragazzi, Daddo e Skylla, e quella per quegli edifici in cui si sviluppano le storie di ognuno di noi, quasi una pornografia architettonica.
“Con Tramezzino volevo restituire attraverso le facciate tutta la sensualità che si cela dietro l’apparente freddezza, tutto l’erotismo che si nasconde. Edifici come corpi viventi, dove noi passiamo la vita e che condizionano la nostra vita”.
Cosa consiglierebbe ad un ragazzo che volesse fare il fumettista?
“Leggere molto e di essere curioso. Il nostro è un lavoro molto strano dove servono cose diversissime dalle quali attingere per realizzare i fumetti. Poi consiglio di essere molto coriaceo e tenace. È un lavoro per il quale ci vogliono anni di insistenza. Di solito non è il più bravo che arriva ma chi ha più resistenza e qualcosa da raccontare”.
Le tavole alle pareti ci raccontano una Milano che non conoscevamo e tra le linee e gli spazi riconosciamo nuove storie, intravediamo nuovi dettagli. Viaggiamo in un mondo che non ci aspettavamo.