È la voce segreta di un uomo murato tra le pareti che volutamente ha costruito intorno a sé. Le finestre sono fogli di parole che giungono qui.
Ci restituiscono la passione, il dolore, la solitudine, un orizzonte più ampio di quello che si può scorgere da una finestra amabilmente lasciata aperta, sul mondo. Le sue parole, i suoi versi, sono opera antologica che ci consegnano la vita del poeta, nel suo scorrere quotidiano fino alla morte.
“In queste tenebrose camere, dove vivo/ giorni grevi, di qua di là m’aggiro/ per trovare finestre (sarà / scampo se una finestra s’apre). Ma/ finestre non si trovano, o non so / trovarle. Meglio non trovarle, forse./ forse sarà la luce altra tortura./ Chi sa che cose nuove mostrerà”.
Poesie, di Costantino Kavafis, edito da Mondadori, è un libro da leggere nelle sere di inverno con il fuoco nel camino a fare compagnia con il suo parlarci discreto, sottovoce. Da leggere. “È venuto per leggere. Aperti, /due, tre libri, di storici e poeti./ Ha letto appena per dieci minuti./ Poi basta, Sul divano/ sonnecchia. È tutto intero dei suoi libri/ - pure, ha ventitré anni; è molto bello./ E questo pomeriggio è passato l’amore/ nella carne stupenda, nella bocca./ Nella sua carne ch’è tutta beltà/ corsa è la febbre della voluttà./ Senza grottesche remore alla forma del piacere…”
Descrive Kavafis storia e passione, mari e città, interni bui e spazi infiniti. Lui dal suo isolamento osserva, coglie l’essenza dell’animo umano e della vita. “Farla non puoi, la vita,/ come vorresti? Almeno questa tenta/ quanto più puoi: non la svilire troppo/ nell’assiduo contatto della gente, / nell’assiduo gestire e nelle ciance. / non la svilire a furia di recarla/ così sovente in giro, e con l’esporla/ alla dissennatezza quotidiana/ di commerci e rapporti, / sin che divenga una straniera uggiosa”.
Fogli di parole, voci di poesia.