Emanuela Porceddu nasce al centro del Golfo degli Angeli, in una terra assolata che profuma di mirto e salsedine. Sin da piccola ama la carta.
L’odore, la sua consistenza tra le dita. Nelle fiere di paese rimane incantata da quei sottili libricini di poesie sarde, colleziona carta da lettere e cartoline e quei ricordi restano in lei sin quando dopo la laurea in Storia Contemporanea decide di trasferirsi a Barcellona, così simile alla sua Cagliari. Lascia la sua amata Sardegna, ma porta in sé i profumi, la luce e soprattutto il mare. Inizia a mischiare i materiali, sceglie la carta riciclata, usa il cotone organico e la lana della sua Sardegna, colora i suoi taccuini con tinture naturali utilizzando piante locali. L’ispirazione è nella natura, nella sua terra, nel vecchio cinema, il tutto con un certo gusto retrò. Nasce così Manuche.
I richiami alla Sardegna sono costanti nelle tue realizzazioni, sono quelle radici che hanno fatto fiorire Manuche?
In realtà Manuche è nata fuori dalla Sardegna, nel 2012, quando ho deciso di trasferirmi a Barcellona e scommettere su un luogo in cui non ero mai stata. Allontanarmi dal posto in cui sono nata mi ha permesso di “spiccare il volo” e di avere il coraggio di intraprendere una strada che non contemplava nessun tipo di sicurezza.
Barcellona in quel momento rappresentava la New York d'Europa nel cuore del Mediterraneo, ricca di ispirazione, pulsioni, energia. La prima collezione di taccuini, che ho chiamato “Postcards from…” , aveva un’aura retro, vintage, guardava ai quaderni di scuola degli anni ’60 ma anche ai libretti di poesia sarda che si vendevano durante le feste paesane della Sardegna e che qualche volta mi era capitato di tenere tra le mani.
Man mano che Manuche cresceva però ho sentito sempre di più la necessità di tornare alle mie origini. Quando le radici sono forti si torna sempre.
A partire dal 2013 ho iniziato a viaggiare tanto e mi sono resa conto che alcuni elementi grafici tipici della cultura materiale sarda erano comuni anche ad altre culture, ed è qui che è nata la Nowhere Memories, una collezione che mi piace pensare come frutto di un filo sottile che unisce i luoghi attraverso un immaginario grafico comune.
I tuoi lavori hanno cura e una poesia che sa di vasti orizzonti. Come nasce questa tua passione che oggi è anche un lavoro?
Il principio di tutto è stata la fotografia analogica. Ho scoperto la fotografia nel 2006 dopo l’esperienza Erasmus a Granada, e per tutti questi anni ho continuato a fotografare seppur in maniera discontinua. Ho sempre voluto mantenere la fotografia come una valvola di sfogo, non ho mai mirato a farne un lavoro, però ha condizionato la nascita di Manuche. Il primo taccuino è nato quasi per caso da una foto della giostra del Tibidabo di Barcellona e la fotografia torna prepotentemente nella collezione Trame, quella a cui in questo momento mi sento più legata.
Taccuini su cui scrivere, fogli bianchi da riempire. ogni oggetto è un'opera d'arte. Cosa si prova a sapere che altre mani scriveranno quei fogli e quanto dei tuoi sogni e della tua visione lasceranno un segno?
Mai come in questo momento mi vedo come un caleidoscopio: sono quella che adora l'estetica retro, indossare un bel vestito e truccarmi le labbra di rosso, ma sono anche quella che viaggia 16 ore su un autobus scassato lungo la spina dorsale argentina o che ha bisogno del contatto più puro con la natura che riesco a soddisfare solo in Sardegna. Spesso ho paura che questo possa creare una sensazione di disordine in ció che creo e che necessariamente diventa espressione di queste tante facce, invece sempre più spesso mi rendo conto che chi arriva da me condivide queste mille sfaccettature e si riconosce nel piccolo mondo che inconsapevolmente ho creato. Sapere che le pagine bianche che cucio insieme conterranno parte dei tanti mondi di altre persone mi emoziona.
Un elemento imprescindibile nella tua vita?
La macchina fotografica
Manuche è...?
Manuche è la sintesi di ciò che sono e dei cambiamenti in atto, dell'amore per la natura e per gli animali, della passione per le vecchie tecniche di stampa, i libri, il cinema e le vecchie cartoline, la sintesi di tutti gli impulsi che mi arrivano dai viaggi, dai luoghi che visito, dalla città in cui abito e della terra in cui sono nata.