Una storia d’amore e di desiderio tra Shimek e Buzi. Lui e lei che vive con la famiglia di lui dopo la morte del padre. Un racconto, un cantico.
Un piccolo grande testo letterario. È il Cantico dei cantici, un amore di gioventù in quattro parti, di Sholem Aleykhem, edito da Adelphi, traduzione di Anna Linda Callow e Claudia Rosenzweig.
“Mi accingo ad andare. Il giorno è finito. Il sole si è spento. L’oro si è fatto sangue. Un venticello ha preso a soffiare, lieve, fresco. Buzi mi sprona ad andare. Le lancio un ultimo sguardo. Non assomiglia affatto alla Buzi di prima. Ha un altro viso e un’altra grazia ai miei occhi in questa sera incantata”.
Sholem Aleykhem, Aleichem, pseudonimo di Shalom Robinovitz, scrisse in russo e in ebraico per poi dedicarsi alla produzione in yiddish, nato in Ucraina visse poi negli Stati Uniti d’America. In questo libro l’autore con sapienza e maestria conduce il lettore nel vivere le emozioni del protagonista, Shimek, il ragazzo che grazie alle parole del Cantico dei Cantici di re Salomone trova quelle per dar forma ai suoi sentimenti per Buzi, Shulamith nel Cantico. E il libro è una continua citazione, è dar voce con altre voci, “… amaro come la morte è l’amore … dura come il soggiorno dei morti è la gelosia … le sue vampe sono vampe di fuoco”.
Il rapporto privilegiato tra Shimek e Buzi si interrompe quando il ragazzo si sposta in città per completare gli studi, fin quando una lettera del padre gli annuncia il fidanzamento della sua amata. Shimek torna a casa per ritrovare Buzi e solo allora comprende il suo vero sentimento.
“E che cosa ne è stato della Shulamit della mia storia d’amore, del mio Cantico dei Cantici? Che cosa ne è di Buzi? Qual è la conclusione? Qual è la fine?”.