Potrebbe sentirsi l’odore delle olive che venivano premute per coglierne l’olio.
Prestando bene l’orecchio si sentono riecheggiare le lotte di classe di una società contadina di cinquemila persone, che dopo una lunga giornata di lavoro si riunisce e prende la decisione di costruire un teatro, che porti bellezza e poesia. Che il pane si impasta di giorno, la sera è per le rose. Era il 1869 e si decide di costruire il più piccolo teatro all’italiana del mondo, quando il mondo era a portata di mano eppure si vedeva lontano. La prima pietra viene posta lì dove c’era un trappeto. Il resto sono tutte le storie che il teatro cittadino di Noicattaro, racconta ai suoi visitatori, quando li accoglie nel suo proscenio, tra quelle pareti che quasi si possono toccare da parte a parte allargando le braccia e sognando a occhi aperti. Nel 1869 iniziano i lavori, nel 1871 Angelo Saverio Napolitano viene chiamato a sovrintendere i lavori di intonacatura e stuccatura, nel 1877 si comprano gli arredi. Il teatro è pronto con il palchetto di rappresentanza, i due ordini ben separati per non mischiare le classi sociali, il disegno dell’architetto Francesco Paolo Nitti che lo ha reso un paese delle meraviglie in cui si entra scendendo le scale in pietra per poi farsi abbracciare da questa sala che si muove a tutto tondo. Sul palco sono saliti gli attori delle compagnie itineranti d’Italia, tutte quelle vite, storie e incontri sono racchiuse e custodite in questo scrigno fuori dal tempo. Si racconta di un giovane attore leccese arrivato qui per recitare, ma salito sul palco fu ipnotizzato dallo sguardo di una giovane noiana e a quegli occhi dedicò la sua intera vita. C’è la guerra e la chiusura negli anni Quaranta, rifugio dalle bombe. Passano gli anni e questa briciola di teatro accoglie due famiglie rimaste senza casa. Negli anni Novanta gli ingressi vengono murati. Il sogno di spegne. Sino al 2010 e a Sylos Labini che dona il suo progetto di recupero del teatro alla città. Passano gli anni e si arriva al 2019 e a un asino attore che arriva da Roma per raccontare la storia del burattino più famoso del mondo. Matteo Garrone si innamora del teatro, gira qui le scene del suo Pinocchio. Tra gli spalti laterali si continuano a raccontare le storie di questo piccolo, piccolissimo teatro e di un ciuchino arrivato dalla città eterna sino al paese contadino. Cala il sipario. Questa storia è finita, il velluto rosso copre il palcoscenico, sino a domani, quando una nuova storia sarà raccontata. Qui, nel teatro all'italiana più piccolo del mondo.