Una zuppa, una poltiglia di detriti di plastica masticati da cetacei e piccoli pesci, che galleggia nel Pacifico quasi fosse un’isola.
Tubetti di dentifricio, tappi di bottiglie di plastica, cotton fioc. Mandy Barker fotografa di fama internazionale ama l’ambiente al punto da rendere una meraviglia l’impensabile.
Ricompone i rifiuti ripescati sul fondo degli oceani o sulle sconfinate spiagge europee creando immagini di una poesia visiva. Accosta colori, crea un insieme che trascende le singole parti mostrando quel che resta dopo il passaggio umano.
Penalty è quasi una tela, racchiude 633 palloni da calcio, football, rugby, pallavolo che 62 persone hanno raccolto su 104 diverse spiaggia di 23 isole e paesi europei nel corso di quattro mesi.
Le sue foto sembrano galassie che si perdono nell’infinità dell’Universo.
C’è Spill, lo sversamento di migliaia di cartucce per stampante comparse sulle spiagge del Vecchio Continente dopo una tempesta, quando una nave le sversò in mare.
Ci sono le lenze abbandonate in mare che si aggrovigliano sui fili di nylon creando nidi di detriti dalle forme ancestrali, meduse dallo sguardo che pietrifica dinanzi allo scempio perpetuato dall’uomo.
Gli scatti di Barker sono un paradosso, bellezza che nasce dal brutto, dal deturpato, da ciò che resta di un rifiuto.
Quando 5mila frammenti di plastica simili a trucioli galleggiano indisturbati nel mare, cullati dalle maree, arriva l’occhio di Mandy Barker a fare poesia dei resti di una produzione industriale della trapanatura, in Curl.
Le foto si susseguono, non tutte sue, componendo un’unica domanda: come può tanta bruttezza creare l’incanto?
Le sue foto sono parte della mostra Planet or Plastic? curata da National Geographic e organizzata da Cime, visitabile sino al 13 marzo 2022 al teatro Margherita di Bari.