La torre dell’orologio segna il passare del tempo, indica l’ora a chi percorre la strada e alza lo sguardo distraendosi per un istante.
Perché l’ora sullo schermo di uno smartphone non è la stessa di quella segnata dall’antico orologio, con le sue lancette e i numeri romani che tali non sono.
Costruita nel 1768, dall’angolo domina piazza Vittoria a Spongano, ed introduce alla via che conduce alla chiesa e sovrasta la bianca pietra delle facciate delle costruzioni circostanti non ancora sfiorate dalla modernità. Il suo scarno campanile non produce rintocchi nel pomeriggio di una giornata di dicembre, mentre la madonna Immacolata dalla sua nicchia osserva lo spazio dinanzi a se.
Il paese è in fermento, tutti gli abitanti indaffarati nei preparativi della festa del 22 dell’ultimo mese dell’anno. La festa delle ‘panare’. Rito del fuoco, con i dischi di sansa da incendiare posti a riempire le ceste di virgulti di ulivo, canne e salice, le panare costruite con sapienza, e gli steli di palma a ricordare la patrona santa Vittoria con la sua effige posta a bruciare. Fuoco propiziatorio per una buona annata d’olio, un tempo festa dei frantoiani, oggi di un paese che ritrova unità in un atto di devozione.
Spongano, piccolo centro in provincia di Lecce, con i suoi palazzi storici, come palazzo Bacile di Castiglione a ricordare passate ricchezze. Un altro passato testimoniato dal dolmen Piedi Grandi e dal menhir Osanna, monolite trasformato in colonna votiva che nei secoli è stato più volte spostato.
Nel paese le auto passano lente per le vie del centro storico, come lento percorre i binari un moderno treno delle Ferrovie Sud-Est, le due carrozze semivuote raccontano un’altra storia.