Un flusso continuo di pensieri affolla la mente di una testa piena di ricci in un turbinio di idee e di domande.
Le risposte non prendono ancora forma, ma cercano una via nei libri, nella scrittura, nel cinema.
Francesco Bianco con l’autunno potrà intendere e volere, ma l’intenzione di comprendere chi è e il volere una via per essere sono già in lui.
Alto, magrissimo, con il corpo che tende verso l’alto, come i suoi pensieri che si tramutano in una cascata inarrestabile di parole su progetti e sogni, ti dice “mi piace la matematica, perché mi affatica molto, mi impegna il cervello e così mi vengono le idee”.
Le idee di uno dei quattro libri che sta scrivendo o quelle del progetto cinematografico che sta lanciando con due sue amici.
Si racconta partendo da Kundera per arrivare a Bukowski “mi sento proprio come lui, senza scrivere non potrei vivere”. Parla, racconta, pensa ed elabora in un battito di ciglia mille contenuti “mi piacciono le arti, mi offrono la possibilità di esprimermi, poi c’è quella contrapposizione tra il ricevere e il dare. Leggo qualcosa, mi ispira e poi lo integro nei mondi che creo”.
“Secoli, se non secondi, scendi, Sali, scandiscimi i pensieri, sacrificami il cuore. Senti, scruta, oscurami la gioia, scaccia via la tristezza, annebbiamoci”. Scrive in Nebbia d’amore. “Da bambino scrivevo poesie, poi ho iniziato ad avere una storia in testa, ci sono voluti quattro anni per farle prendere forma di un libro”.
Francesco si pone la domanda che tutti alla sua età si chiedono “chi sono?” e la declina in forme e parole sempre nuove per sondare e tastare terreni sconosciuti alla ricerca di una possibile risposta.
Si interroga, nel suo primo libro, sul bene e sul male, su un Dio che vuole la benevolenza solo per se e per questo crea il male e lo affida a Lucifero. La rivelazione di ciò che il male significa porta Lucifero a concepire un figlio terreno che avrà lo scopo di ritornare a Dio. Sceglie come protagonista principale il figlio cieco di Lucifero, che può vedere il Purgatorio che è in bianco e nero. Le uniche cose a colori sono le anime delle persone e i figli di Dio. Il libro si dipana tra le sottotrame che a strati compongono La cecità mi rende libero di vedere.
Continua a far domande a se stesso Francesco e lo fa scrivendo.
Nel suo continuo flusso creativo fa capolino Avventure DESorganizzate di una vita prescritta, sul concetto di libertà e di libero arbitrio. Quanto di quello che viviamo dipende da noi?
Due persone si incontrano e una dice all’altra che ha una storia da raccontargli. Uno dei due è Pino Des che lavora in un’agenzia in cui si scrivono i destini delle persone. Stanco di quest’ordine precostituito sceglie una scheda a caso e decide di rivelare il suo destino ad una persona, per vedere quanto e se la sua vita cambierà. Quanto e se potrà prendere la sua vita tra le mani e plasmarla a suo piacimento.
Francesco continua a parlare, mi racconta del suo progetto cinematografico la Malphas Production “vogliamo sdoganare il concetto di bene e male della spiritualità, prenderne i simboli e riorganizzarli in qualcosa di mondano”. Il primo passo sarà un cortometraggio “che realizzeremo a breve, dove un ragazzo parla da solo davanti ad una tazzina vuota”. Il secondo sarà un lungometraggio Incontri, dieci corti, ognuno un incontro diverso tra una persona e un’idea. In Lasciarsi andare una ragazza lascia un’altra ragazza, ma ben presto scopre che l’incontro è con se stessa, l’altra era lei allo specchio. L’epilogo di questo addio è il suicidio.
Il dolore, la mancanza di un lieto fine torna sempre, così gli chiediamo “ma la speranza?” “la speranza è nel sogno, poi arriva il dolore a risvegliarti”.