Una fotografia, un corteo funebre, una bara, una bandiera, la folla, la polizia, la carica, i funerali, la rabbia, l’impotenza, il disprezzo.
È una istante che racconta una storia che ha radici nel passato ed un futuro che oggi è un amaro presente. Il 13 maggio 2022 a Gerusalemme la polizia israeliana carica le persone in lutto durante il funerale pubblico della giornalista Shireen Abu Akleh, 51 anni, palestinese con cittadinanza anche americana, morta due giorni prima mentre svolgeva il suo lavoro di cronista per il network Al Jazeera e documentava un raid dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. Uccisa da colpi di arma da fuoco alla testa. A documentare il funerale e la carica della polizia, Maya Levin per Associated Press. Una immagine potente, vera, inequivocabile, spaccato di una verità incontrovertibile. La fotografia è tra quelle selezionate dal World Press Photo ed ospitate nel teatro Margherita a Bari fino al 10 dicembre 2023.
Sono passati 18 mesi da quel funerale. Dal 7 ottobre ad oggi, dall’attacco di Hamas contro Israele e la spropositata e incontrastata risposta dello stato ebraico, la guerra ha colpito numerosi giornalisti. Per il Cpj, Committee to Protect Journalists, al 17 novembre sono morti 42 giornalisti e operatori dei media: 37 palestinesi, 4 israeliani e 1 libanese. Nove giornalisti sono rimasti feriti. Tre giornalisti sono stati denunciati come dispersi. Tredici giornalisti sarebbero stati arrestati. I loro nomi sono disponibili qui sul sito del Cpj.