Sulla riva del fiume hai atteso la piena, acqua che corre verso il mare, trascinando con se depositi abbandonati ed incolti.
Hai atteso di vederla la piena, dall’alto del margine sicuro, punto di osservazione privilegiato, tra gli alberi che con le loro radici trattengono il terreno sul declino. Una breve corsa poi tra i sentieri scivolosi, le foglie staccate dal vento, cadute, tappeto intriso di pioggia e fango, per raggiungere la motocicletta, una vecchia Guzzi 400 GTS e per poi imboccare la complanare e raggiungere il mare, lì dove tutto sembra sfociare, finire, lasciando scie marroni in azzurri opachi prima del blu profondo dove tutto resta invisibile agli occhi.
Vorresti anche tu una piena per spazzare vie i macigni dal cuore, i massi che pesano sullo sterno nelle notti insonni. Una piena che tutto travolga per trascinare via i grigi pensieri e preservare vive solo le passioni. A pochi chilometri sulla litoranea, le acque tornano con i loro consueti colori a lambire la riva, accarezzare gli scogli isolati. Un bambino innalza castelli di sabbia costruendo un piccolo regno fantastico.
Nelle inquietudini quotidiane il raggio di sole è un invito a un nuovo calore. Abbandoni la riva per tornare verso casa, una distesa di grano verde è una seduzione alla quale non puoi sottrarti. Trovare una piazzola di sosta, scavalcare il guardrail è prova di ritrovata capacità atletica. Il casco ti precede di un istante tra il verde. Il cielo azzurro sopra di te. Tra il rumore del vento che solletica le giovani piante il rumore fragoroso della tua risata.