Come un rosone di una cattedrale, barocco su romanico, contrasto, interruzione. Come un sole che scalda, come una spirale, ciclica.
Le forze dell’universo si ritrovano in un intreccio, la cura maniacale crea forma che da sostanza.
Il cordoncino lavorato passa di cerchio in cerchio, si allarga verso l’esterno per poi ritrovarsi trama di un disegno voluto.
Piccolo centrotavola, sottopiatto nell’occasione contrasta nel suo freddo grigio-sabbia con il caldo marrone del legno, attira lo sguardo che segue concentriche circonferenze. Simboli e catene, come ancore alla terra, il mare assente non rispecchia nebulose galassie.
Vorresti lasciare spazio a facili interpretazioni filosofiche ma non è la
materia dei giorni attuali, è ricordo di un passato in cui tutto si è fermato. Non è il cerchio della vita, ciclo dell’esistenza, non è ripercorrere tracce e piccoli solchi lasciate da fotorivelatori su un disco. È ‘abile lavoro manuale, dare forma a un gomitolo, a una matassa, avanzare in campi inesplorati, punto dopo punto creare dal vuoto niente, forma che si trasforma.
Sul tavolo il sottopiatto attende un nuovo sguardo cui regalare dinamiche dimensioni, visioni inafferrabili di giochi mentali. Mentre intorno tutto tace, la flebile fiamma di una candela ricorda che il tempo passa, questo sì inafferrabile, come un gomitolo che scivola via e si srotola, perdendo forma ed anche sostanza.
Il piatto rimanda ad altri cerchi, ad altre forme, e svanisce il pensiero come la nebbia che si dirada al mattino e rivela il sole.