Legna d’ulivo, pigne secche, rami di alloro. Accendere un fuoco per farne brace e sulla brace arrostire salsiccia, capocollo, costate, pancetta.
È la tradizione dell’undici novembre. Nel giorno in cui si ricorda e si festeggia San Martino di Tours. Nell’estremo lembo di Puglia, nel Salento, è il giorno in cui si spilla il vino novello. E l’assaggio di un bel vino rosso non può essere accompagnato che con dell’ottima carne alla brace. La tradizione è tutta qui. Ci si riunisce con gli amici dinanzi ad un caminetto.
Salumi, formaggi, vino e carne alla brace. Tra una fetta di salame casalingo e una di salsiccia secca piccante, la serata si anima. Si scherza, si ride, si mangia. In un autunno caldo come questo l’estate di San Martino non interrompe più fresche giornate. La metà del suo mantello in lana non servirebbe al mendicante né il divino intervento a mitigare le temperature e a interrompere le piogge.
Mentre si sorseggia il vino commentando se sia o meno una splendida annata, sul fuoco la carne si cuoce, si colora, diviene irresistibile. Per i più audaci non mancano gli involtini di agnello, gnummareddhi, anche loro sulla graticola a cuocersi mentre la brace divampa sedotta da olio e grassi. Per gli amici vegani cardoncelli e carciofi, cotti sul fuoco o crudi a insalata, panati e al forno. Poi non mancano mai finocchi e carote.
Un bicchiere di vino attende sull’angolo di una mensola che torni il suo proprietario distratto dal profumo delle castagne arrosto. E si perché non c’è festa che si concluda se prima non sono state servite le regine d’autunno.