Il successo dell'Aida lo travolse come un'onda anomala, che lo portò, per salvarsi da tutto quel clamore, a ritirarsi a vita privata.
Fu durante quei tre anni che Giuseppe Verdi scrisse una delle sue opere più memorabili, il Requiem. L'idea in realtà gli risuonava nella mente da anni. Dal 1868, quando morì Gioachino Rossini. Quattro giorni dopo la dipartita del compositore Verdi scrisse una lettera al suo editore, Tito I Ricordi, parlandogli del desiderio di omaggiarlo con un requiem composto dai più grandi compositori italiani. Tredici, ognuno avrebbe scritto una parte della messa che sarebbe stata poi eseguita nella basilica di San Petronio a Bologna. Verdi compose il “Libera me”, ma dissidi e incomprensioni impedirono a quel progetto di nascere.
Ma quella musica era lì nella sua mente, risuonava nelle sue orecchie come un tumulto sommesso che vuole esplodere in tutta la sua forza.
Nel 1873 morì Alessandro Manzoni e anche in questo caso Verdi ne fu colpito, scrisse nuovamente a Ricordi “Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l'anno venturo per l'anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero anche (ora non potrei precisarli) quattro o cinque cantanti principali” scrisse Verdi a Ricordi.
Nacque così il Requiem che conteneva il Libera me scritto in precedenza per Rossini.
Che torna a risuonare in questo anno così difficile e impensabile, nelle Cave di Fantiano, il 13 settembre, a Grottaglie nel festival Oltrelirica, organizzato e promosso dall’associazione Angeli Eventi.
All'imbrunire, poco prima del tramonto il direttore d'orchestra Andrea Raffanini dirigerà l’Orchestra Sinfonica del Levante, il Coro Lirico di Lecce e le quattro voci soliste Cristina Giannelli (soprano), Angela Cuoccio (mezzosoprano), Gianni Leccese (tenore) e Alessandro Arena (basso). Maestro del coro è Vincenza Baglivo, direttore di palcoscenico Silvia Giancane, che lavora alle scene e allestimenti con Damiano Pastoressa. L'installazione registica è a cura di Franco Ferrante.
Per parlare dell'opera prendiamo a prestito le parole di Raffanini “È il prodotto di un autore molto ‘umano’ e ‘terreno’ come Verdi. È miracoloso che un uomo come lui, non propriamente praticante, sia riuscito a comporre un'opera religiosa di tale preziosità e grandezza. Con una forza tellurica enorme, un’implorazione che parte dal basso e diventa una preghiera che sale sempre di più, restando vicino all’essere umano come poche altre. È un Verdi profondamente maturo, che dedica l’opera ad Alessandro Manzoni, e condensa in questo capolavoro tutta la straordinaria capacità del grande operista che conosciamo”.
E se Manzoni ha avuto il suo immenso tributo, Rossini non è stato dimenticato. Nel 1986 il musicologo David Rosen ha ritrovato la partitura completa delle sue tredici parti e nel 1988 il Requiem per Rossini è stato suonato per la prima volta a Stoccarda, durante il Festival europeo di musica.
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