Il chiostro degli Agostiniani a Lecce riserva temperature da far sciogliere ghiacciai, anche di sera. Barbara Stefanelli, resiste.
Resiste al caldo e parla di libertà, negate, sofferte, conquistate. Parla delle donne iraniane della loro rivoluzione culturale, del loro posizionare i corpi di traverso, delle loro denunce contro le imposizioni, gli obblighi, della loro idea di libertà. Love harder. Le ragazze iraniane camminano davanti a noi è il suo ultimo libro. Storie. La ragazza che esce di casa, brucia il velo, brucia quello delle compagne. I video la riprendono mentre tira dei sassi. Le guardie rivoluzionarie credono che sia lei la leader della rivolta. La prendono, la caricano su una camionetta, la picchiano, la violentano, lei muore e a loro non resta che disfarsi di un corpo buttandolo per strada. Di lei resta il nome, la lotta, il potere della manifestazione del proprio pensiero, il messaggio ad un’amica lontana, abbi cura di te. Curare, parlare, protestare, cercare di cambiare le cose, lottare. “Libertà è la possibilità di avere sempre una scelta, fare una cosa che è tua in quel momento, non restare indifferenti, perché i regimi contano sull'indifferenza”, sottolinea Barbara Stefanelli, vicedirettrice del quotidiano Il corriere della sera, di cui è stata anche caporedattrice centrale e caporedattrice Esteri e che nel 2011 ha curato il lancio dell’inserto culturale La Lettura e ha progettato il blog La27ora, perché 27 sono le ore che compongono la giornata di una donna. E ricorda che “bisogna scegliere di non cedere” e che “tutte le libertà sono solidali tra loro”, citando Luigi Albertini quando lasciò la direzione del Corriere nel 1921.
Abbiamo ascoltato Barbara Stefanelli nell’incontro della rassegna Io non l’ho interrotta.