Potrebbe sembrare del tutto inusuale percorrere una strada in un centro di una qualunque città e non trovare un simbolo della festa, del Natale.
Gli alberi addobbati di luci colorate, palline e fiocchetti, decorazioni di ogni tipo ed ogni sfumatura cromatica. Non è raro incontrare nella settimana prima del Natale un grazioso abete scintillante sferzato dal vento sul litorale sabbioso, e potrebbe anche apparire un controsenso. Niente è più sorprendente di un ritrovato spirito natalizio che si potrebbe trovare confezionato anche in un vasetto in vetro con dentro una piccola serie alimentata a batterie, basta aprire ed ecco che lo spirito circola per casa, passa di stanza in stanza, di elfo in elfo, di gnomo in gnomo, di schiaccianoci in schiaccianoci. Ed eccoli tutti insieme ballare e intonare un’allegra canzoncina “si accendono e brillano gli alberi di Natale…”.
Una pecorella smarrita dal presepe appena edificato come un progetto del più noto degli architetti mondiali cerca il suo pastore spostato per pure errore in un’osteria. Un’oca disperata non trova uno stagno in cui fare il bagnetto, nascosto dalle montagne innevate. Un angelo intona un nuovo canto per annunciare l’arrivo del bambin Gesù.
Lo spirito natalizio riempie le strade tra addobbi e luminarie, fa brillare le vetrine. Eppure c’è una parte del mondo, una sottile striscia di terra, dove non aleggia che lo spirito della morte che arriva di giorno come di notte, un baccano di esplosioni che non fan rumore.
Si accendono e brillano gli alberi di Natale.