Una ventata di freschezza, nessuna rigidità, ma una morbida figura con i capelli scomposti e una spalla scoperta.
Il blu di Prussia di una vestaglia cinese, il fondo oro tipico dei suoi quadri. Klimt ne La dama con il ventaglio, dipinge finalmente per sé stesso, libero da commissioni, da richieste e da regole auree da rispettare. Dipinge un quadro che pur non ritraendolo, cattura l’attimo in cui il vento di primavera fa turbinare nell’aria i petali dei fiori, passando tra i rami degli alberi. La libertà, il profumo della natura, la sensualità. C’è tutto il suo amore per l’Oriente con i suoi simboli, la fenice portatrice di immortalità, rinascita, fortuna e fedeltà. I fiori di loto su cui sboccia l’amore e la purezza. Le forme sono fluide, il rigore dei suoi primi quadri è liberato da una nuova consapevolezza. Non c’è l’assolutezza del Bacio, la fermezza dell’Abbraccio, la fredda perfezione del Ritratto di Adele Bloch-Bauer.
Sceglie il blu e il rosa a fare da contraltare all’oro assoluto dei suoi sfondi che si anima di fiori, stelle e uccelli. Dipinge la bellezza rilassata di una donna di cui nulla si sa, a parte la pace e la sensualità che emana.
L’ultimo ritratto di Klimt, il suo lascito al mondo. Quando morì improvvisamente nel 1918 il quadro era ancora sul cavalletto nel suo studio. La sua incompiutezza è riuscita a renderlo più vero, più vibrante, più bello.
Fu subito acquistato dall’amico e mecenate Erwin Böhler, passò in seguito al fratello Heinrich e alla sua morte, alla moglie di Heinrich, Mabel. Infine all’attuale ignoto proprietario che lo metterà all’asta il 27 giugno da Sotheby’s con una stima iniziale di 76 milioni di euro. La più alta base d’asta di sempre in Europa.
Probabilmente Klimt supererà anche se stesso, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer II nel 2006 fu battuto a New York per 80 milioni di euro e il Bosco di betulle lo scorso anno è stato venduto per 95 milioni.