Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me. L’animo che si riempie di ammirazione e venerazione, che smuove le coscienze.
Parole fuori dal tempo, svuotate, svilite ancor più oggi, giornata internazionale delle coscienze, indetta dall’Onu nel 2020. E la mancanza di una coscienza è tutta lì, in una giornata deputata a ricordarci di quella voce interiore che dovrebbe muovere le nostre azioni.
Quella voce interiore che inutilmente parla da quando nasciamo, abituata alla mancanza di ascolto che con gli anni si fa sempre più fievole. Ma rimane lì, basterebbe coglierla, direbbe sempre lui che ha il cielo stellato sopra di sé. La coscienza che oggi è sempre più spuma dell’onda di una indignazione facile e momentanea, un movimento di massa, che in quanto tale nasce e muore.
L’ascolto dura il tempo di un consenso generale. E non c’è legge morale in questa continua polarizzazione, in un parteggiare da tifo da stadio. Non c’è morale e non c’è coscienza se non è sempre e comunque. E cosa resta in questa mancanza di ascolto? Resta la speranza che vive nelle piccole cose, nelle persone silenziose che ogni giorno guardano le stelle e sentono nel più profondo di loro stessi, sempre e comunque quella voce che parla e la ascoltano, ci dialogano, la tengono vicina.
E loro sì che possono dire di avere un cielo stellato sopra le loro testa e una legge morale a governare i battiti del loro cuore. Anche oggi, nella giornata che dovrebbe ricordarci di avere una coscienza, di vivere per smuoverle, destarle, darle una voce chiara e limpida e ferma. Per tutti gli altri, domani è un altro giorno.