Cent’anni sono passati da quando una intera città volle essere parte di un manifesto politico e sociale dipinto su tela.
In un secolo di grandi cambiamenti, rivolte e rivoluzioni Giuseppe Pellizza realizzò il suo Quarto Stato, immortalando la protesta pacifica e unita di operai e artigiani, capeggiati da due uomini e una donna con un bimbo tra le braccia. I colori della terra e del sole a dar vita all’avanzata dei lavoratori.
Un quadro che ha segnato un’epoca e che apparve come uno schiaffo in faccia alla famiglia reale che dopo l’esposizione universale di Torino del 1902 decise di non acquistarlo. Troppo politico, troppo chiaro il messaggio di un popolo che si unisce per rivendicare diritti e libertà. Troppo forte quell’immagine di persone diverse eppure unite che diventano un sol corpo.
Fu Milano, allora più di ora proiettata nel futuro, ad acquistarlo con una grande sottoscrizione pubblica nel 1920. Sino ad allora era rimasto appeso sul muro dello studio di Pellizza.
Cento anni che Quarto Stato è milanese, da 10 in mostra al Museo del Novecento, che quest’anno lo celebra, rinnovando ancora una volta l’immagine, il percorso e la narrazione del museo. Quarto Stato accoglierà i visitatori in un’ottica di cambiamento ed evoluzione. Per farlo ha scelto tre grandi artisti italiani del secolo scorso noti per l’impegno politico e sociale.
Arnaldo Pomodoro, che ha conquistato il mondo con le sue enormi sfere in bronzo. Contraltare del fratello Giò, due vite unite dalla scultura.
Emilio Vedova, nato in una famiglia operaia, passato dal lavoro in fabbrica al Gruppo degli otto con Afro Basaldella e infine il pittore e scultore Alberto Burri, con le sue muffe, catrami, gobbi, sacchi e i cretti, ritorno alla terra e al tempo che scorre, con le sue crepe e la sua mancanza di vita.
Grazie ad un accordo con la fondazione Burri, tutta l’opera del grande pittore sarà in mostra al museo del Novecento.
Ma il Novecento è stato un secolo di piazze, di luoghi aperti, di contaminazioni e di impegno sociale. Per questo nel centenario della sua opera più significativa il museo travalicherà i muri che lo contengono portando in piazza Duomo le sue opere.
Quarto Stato sarà lì, nel suo, ad attendere i visitatori. A farsi guardare. A farsi sentire.
Pellizza parlando del suo quadro, disse la “forza vera sta nei lavoratori che con tenacia nei loro ideali obbligano altri uomini a seguirli o a sgombrare il passo perché non c’è potere retrogrado che possa arrestarli”.
A cent’anni da quell’immagine, il potere retrogrado è ancora lì, è venuta invece a mancare quell’avanzata di una forza vera ed inarrestabile mossa da un ideale.