Fran Ross si è divertita da matti scrivendo Oreo, suo unico romanzo che si legge come berremmo un bicchiere d’acqua con le bollicine.
Leggero, limpido e frizzante. Ross giornalista, autrice televisiva e scrittrice afroamericana ha scritto Oreo nel 1974, nel quasi totale silenzio di critica e lettori. Ristampato quest’anno vive a distanza di 46 anni, un inaspettato successo.
Paul Auster l’ha definito “uno dei romanzi più intelligenti che abbia mai letto. Ho riso a ogni pagina”.
Noi senza stilare classifiche e assegnando medaglie lo abbiamo apprezzato per l’ironia, i nonsense e quella capacità di giocare con le parole strappando sempre un lieve sorriso.
“Milton il lattaio aveva tutta una galattorrea di teorie”. Rido.
“La sua perversa procrastinazione era il perfetto esempio di un erculeo supplizio di Tantalo autoinflitto”. Rido ancora.
Oreo tradotto da Silvia Manzo ed edito da Big Sur continua così in ognuna delle sue 244 pagine.
Non vi diciamo nulla della storia, ma vi avvertiamo che la protagonista la giovane Oreo “chiamò il suo sistema di autodifesa Guida essenziale per neutralizzare gli interstizi omogenei, o Genio”. Così per farvi un’idea del personaggio.
Le parole ballano, giocano, fanno capriole, si nascondono, fanno il trenino una dietro l’altra.
“È un argomento su cui ho riflettuto molto e credo di essere giunta a una conclusione. Ho tentato di includere nella mia teoria tutte le considerazioni sociologiche, mitologiche, religiose, filosofiche, muscolari, economiche, culturali, musicali, fisiologiche, etiche, intellettuali, metafisiche, antropologiche, ginecologiche, storiche, ormonali, ambientali, giudiziarie, legali, morali, etniche, governative, linguistiche, psicologiche, schizofreniche, glottali, razziali, poetiche, dentali [ecco il nesso logico], artistiche, militari e urinarie dall'epoca preistorica ai giorni nostri. E sono riuscita a sintetizzarle in una tesi definitiva: gli uomini possono spaccare la faccia alle donne”.
Vi ha strappato un sorriso? Ha reso più leggeri i vostri ultimi cinque minuti?
Fondamentalmente il libro fa questo, farci sorridere. Ma poi se volete qualche notizia sulla storia vi diciamo che ha in qualche modo a che fare con i miti di Poseidone, Egeo e Teseo.
Ma sono le parole e il modo in cui Fran Ross le ricama una accanto all’altra il vero motivo per leggere il suo romanzo. E lasciamo a lei il compito di spiegarvelo “Oreo riusciva a sentire le strane permutazioni delle parole accelerate e rallentate. mandate avanti e tirate indietro, i ringhi barbarici delle parole troncate nel bel mezzo di una sillaba (le consonanti sconsolate, le vocali revocate), distorte dal volume eccessivo, che evocavano presagi inafferrabili. Le parole erano sparse sul pavimento. Le parole e il tempo. Che parola era quella laggiù, nell'angolo, rannicchiata in posizione fetale? E quell'ombelico di suono, che taglio cesareo l'aveva prematuramente strappato alla radice materna? I suoni rimbalzavano sui muri e sfrecciavano nei corridoi, sparati fuori da una porta aperta con su scritto SALA DI REGIA B”.