Il racconto breve, lettura spensierata di grande efficacia, tiene compagnia nelle giornate senza fine e nelle notti insonni per il caldo.
Facilmente abbandonabile, il racconto ha il pregio di non obbligarti a proseguire nella lettura. Tra le raccolte di racconti, nella libreria minima ed essenziale di ognuno di noi, non può mancare Dodici racconti raminghi di Gabriel García Márquez.
“Chi li leggerà saprà cosa farne. Per fortuna, nel caso di questi dodici racconti raminghi, finire nel cestino della cartaccia deve essere come il sollievo di tornare a casa”, scrive Márquez nella premessa in cui spiega “perché dodici, perché racconti e perché raminghi”.
L’ambientazione non è quella classica ma alcune città europee in cui Márquez si era recato e in cui aveva trovato ispirazione e nelle quali è tornato per verificare che i ricordi fossero ancora corrispondenti alla realtà, dopo la lunga gestazione della scrittura e pubblicazione della raccolta.
Anche nei racconti come nei romanzi, Márquez approfondisce i suoi personaggi come i luoghi in cui abitudini e costumi sono fedelmente rappresentati e che accomunano ogni parte del mondo. Il finale tragico e inaspettato di alcuni dei protagonisti è una tensione emotiva nella quale il lettore abbandona i canoni rigidi delle emozioni controllate per affidarsi alle considerazioni su come amore e morte siano temi universali ed imprescindibili dalla vita.
Ne La traccia del tuo sangue sulla neve, ultimo dei dodici racconti, Gabriel García Márquez scrive “avevano portato via il corpo imbalsamato dentro la bara metallica, e quanti erano riusciti a vederla continuarono a ripetere per molti anni che non avevano mai visto una donna così bella, né viva né morta”.
Nel racconto L’aereo della bella addormentata, scrive “allora la contemplai palmo a palmo per diverse ore, e l’unico segno di vita che riuscii a cogliere furono le ombre dei sogni che le passavano sulla fronte come le nuvole sull’acqua”.
Racconti raminghi, dodici, perle di poesia, perle di letteratura.