Negin Khpalwak nasce nel 1997, un anno dopo l’instaurazione del regime talebano. Questo significa nessuna educazione scolastica.
Divieto di ridere ad alta voce, divieto di uscire di casa se non accompagnata da un parente stretto, divieto di praticare sport, guardare film e ascoltare musica.
Una premessa di vita impossibile per la piccola Negin che si addormenta ogni notte sognando una danza di note musicali.
La famiglia troppo povera per occuparsi di lei la manda in un orfanotrofio a Kabul, unica chance per una bambina nata nel nulla e che per il regime valeva meno di niente.
Qui il destino di Negin prende una piega impensabile. Le chiedono se vuole imparare a suonare uno strumento, supera un test e diventa una studentessa dell’Afghan National Institute of Music, fondato dal musicologo Ahmad Naser Sarmast.
La famiglia la osteggia, la minacciano di morte, ma Negin ha il sostegno del padre che crede in un futuro diverso per la figlia da quello imposto dal regime talebano. Spera e sogna con la sua bambina e la sostiene, unico nell’intera famiglia.
Negin continua ad andare avanti e lo fa con una caparbietà, un coraggio ed una ostinazione rari. Dorme poco, non riesce a sprecare il tempo, sente forte dentro di se l’urgenza di suonare. Si sveglia alle 5 ogni mattina, si esercita con il sarod, il dirluba e il pianoforte, poi va a scuola, finite le lezioni torna a suonare e la notte, quando il sonno tarda ad arrivare ascolta musica.
Nelle chiacchiere tra amiche, nasce l’idea di fondare un gruppo musicale tutto al femminile. L’idea è della sua amica Mena, un progetto impossibile da realizzare, ma i sogni non si fermano. Ricevono subito il sostegno di Sarmast che crede fermamente che la guerra si combatta anche educando alla bellezza. Al rispetto reciproco, alla convivenza, all’aiuto dei più deboli.
All’inizio sono solo in sei oggi sono 34 e sono un’orchestra. La Zohra Orchestra (dal nome della dea persiana della musica). L’unica femminile di tutto l’Afghanistan. Diretta proprio da Negin, la prima direttrice d’orchestra nella storia del suo Paese.
Suonano alla Carnegie Hall di New York, al Kennedy Center di Washington e al World Economic Forum di Davos. Ma tanta bellezza e libertà sono un nemico pericoloso per il regime talebano che compie un attentato proprio durante un loro concerto. Sarmast perde gran parte del suo udito, ma non si ferma. La Zohra Orchestra con le sue musiciste, tra i 13 e i 20 anni, continua a girare il mondo ed esibirsi. Ripudiate dalle loro famiglie, minacciate di morte dal regime, le musiciste della Zohra Orchestra continuano a suonare.
Continuano ad impugnare il sitar, la tabla, il rubab afghano, il violino, il violoncello e l’oboe, strumenti di una lingua universale che non ha bisogno di parole, che non incontra muri, ma vola alta nei cieli, entra nei cuori delle persone, semina un pensiero fatto di pace e uguaglianza e fa germogliare un sogno impossibile diventato realtà.