Leggere Neve di Maxence Fermine è camminare come funamboli sulla bellezza della parola, un libro raro, infinitamente bello, prezioso e unico.
Come lo è ogni fiocco di neve, cristallo puro. Neve è bianco, da colorare di infinite sfumature di colore. Protagonista del breve romanzo di Fermine è la poesia: l’haiku, il componimento poetico della tradizione giapponese di diciassette sillabe. È una storia d’amore, sofferta, ma anche di conoscenza e maturazione. Ambientato in Giappone, il romanzo narra di Yuko, un ragazzo di diciassette anni che lascia la famiglia per realizzare il suo desiderio, quello di essere un poeta. “Sono Yuko, il poeta della neve. Le mie poesie sono belle ma di un bianco sconsolante. Maestro insegnatemi a dipingere. Insegnatemi il colore”, dice Yuko incontrando colui che sarà il suo maestro, Soseki un anziano pittore divenuto cieco. Qui la storia è quella del pittore e del suo grande amore perduto, la funambola Neve, dalla pelle bianchissima. Neve “avanzava passo dopo passo. Da un capo all’altro della vita”, che muore “nel cuore delle Alpi giapponesi”. Non avanzerò oltre nel narrarvi la storia. Yuko aprirà i suoi occhi e vedrà finalmente i colori, capirà la luce e il buio, saprà guardare finalmente. Saseki ha insegnato a Yuko che “il vero poeta, possiede l’arte del funambolo. Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza … il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all’altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell’immaginazione”. Yuco accompagnerà il suo maestro a chiudere i conti con il passato. Conoscerà l’amore, per Fiocco di Primavera, figlia di Saseki e Neve.
“Ci sono due specie di persone. Ci sono quelli che vivono, giocano e muoiono. E ci sono quelli che si tengono in equilibrio sul crinale della vita. Ci sono gli attori. E ci sono i funamboli”. No, non è questa la chiosa di questo libro Neve di Maxence Fermine, edito da Bompiani. I fili che legano le storie e gli uomini, la luce e il buio, il bianco che non si vede e i colori che arrivano aprendo il cuore, meritano un altro finale. “e si amarono l’un l’altro sospesi su un filo di neve”.