Saul Bellow scrive Henderson il re della pioggia nel 1959, tra i suoi scritti è il libro che più ama. Eugene Henderson uomo pieno di difetti
ricco di nascita deve scrollarsi di dosso quell’agio cadutogli dal cielo. Cerca disperatamente di essere altro, così vive in modo gioioso, generoso, avventuroso al limite dell’incosciente, lancia il cuore oltre la siepe e non corre a riprenderlo. Sbaglia, cade, se ne rammarica, sbaglia ancora. Alla fine gli si vuole bene, un po’ come all’Arturo Bandini di John Fante.
“Se ripenso alla mia situazione all’età di cinquantacinque anni, quando comprai il biglietto, vedo solo dolore. I fatti mi si affollano addosso, sì che ne avverto l'oppressione sul petto. Irrompono in frotta disordinata: i miei genitori, le mie mogli, le mie ragazze, i miei figli, la mia fattoria, i miei animali, le mie abitudini, i miei soldi, le mie lezioni di musica, le mie sbornie, i miei pregiudizi, la mia violenza, i miei denti, la mia faccia, l’anima mia! Ed io devo urlare: «No, no, via, maledetti, lasciatemi stare!». Ma non possono lasciarmi stare. Fanno parte di me. Son cose mie. E mi si ammucchiano addosso da ogni parte. E ne viene il caos” fa dire Bellow al suo Henderson.
Vincitore di un Pulitzer e di un Nobel, Saul Bellow ama tracciare personaggi un po’ sconnessi, Henderson come Herzog. Falliti con un che di epico.
“Non son capace di nascondere i miei sentimenti. Folle di sentimenti, specie quelli cattivi, si sbracciano sporti verso il mondo dal loggione della mia faccia. Non posso trattenerli”.
L’edizione pubblicata da Mondadori riprende la traduzione di Luciano Bianciardi oggi rivista da Luciana Bianciardi.
“Il genere umano deve muoversi più decisamente verso la bellezza” dice il miliardario annoiato da una vita senza senso “cambiare qualcosa, da qualche parte. Per me è stata un'esperienza simile a un sogno”.
Sceglie l’Africa per dare un senso a tutto, per arrivare al senso più profondo delle cose. Si lascia dietro tutto, soldi, famiglia, agi e cammina nella savana alla ricerca della verità, mosso da un unico pensiero “Desiderio, desiderio, desiderio, che batte nel petto e lo sfonda, e paura, che mena colpi su colpi. Basta! È tempo di una parola di verità. È tempo di sentire qualcosa di importante. Altrimenti, con l’accelerazione di una pietra, si precipita dalla vita nella morte. Proprio come una pietra, dritta nella sordità, e ripetendo fino all'ultimo Voglio voglio voglio, e poi si colpisce la terra e vi si entra per sempre!”.