Poche migliaia di persone vivono serene a Springdale, paesino nel cuore della Pennsylvania.
In larga parte contadini, come la famiglia Carlson che nel 1907 dà alla luce Rachel, amante del mare, degli animali e della natura che cresce rigogliosa intorno a lei.
Rachel Carlson si diploma magna cum laude in Biologia al Pennsylvania College nel 1929, si laurea poi in zoologia alla John Hopkins University. Divide il suo tempo tra l’insegnamento sia alla Hopkins che all’Università del Maryland, e lo studio del suo dottorato di ricerca in biologia marina.
“In ogni promontorio, in ogni spiaggia curva, in ogni granello di sabbia c’è la storia della terra” e lei cerca la storia per raccontarla.
Per tre volte il destino cercherà di farle cambiare rotta, la prima volta quando muore il padre e non resta che lei per provvedere al sostentamento della madre. Abbandonerà il dottorato ma non la ricerca, scriverà una tesi sul pesce gatto, e verrà assunto al Dipartimento statunitense della Pesca. Inizia a scrivere, il suo primo manoscritto Undersea viene bocciato perché “troppo letterario”, sarà pubblicato sull’Atlantic Monthly, primo di una lunga serie. Una seconda volta il destino frena il suo cammino, quando a soli 40 anni muore sua sorella lasciando due figli piccoli di cui si farà carico Rachel, che continua incessantemente a studiare e a scrivere.
“Quanto più chiaramente riusciremo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e sulle realtà dell’universo che ci circonda, tanto meno gusto avremo per la distruzione”. Le sue parole sono un inno alla bellezza e all’armonia. Under the sea - Wind diventa il suo primo libro, seguirà A profile of the sea, inizialmente rifiutato da 15 riviste. Lo pubblica Nature e poi la Oxford University Press. Diventa un bestseller del New York Times restando in classifica per 86 settimane consecutive e lei vince il National Book Award. Per il suo lavoro le assegnano due dottorati onorari e ne viene tratto un documentario che vincerà l’Oscar. È ormai famosa in tutto il mondo, può lasciare il lavoro e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. “In natura nulla esiste da solo” scrive Carlson nei suoi appunti. Da tempo sta lavorando ad uno studio sull’effetto dei fitofarmaci, e non si fermerà neanche dopo il terzo colpo del destino, muore a 31 anni una delle nipoti lasciando un figlio di 5 anni, anche in questo caso sarà lei ad occuparsene. Continua a studiare l’effetto dei fitofarmaci, con in mente la lettera ricevuta dall’amica Olga Van Slyke Owens Huckins, editrice, che denunciò l’uso massiccio dei pesticidi, in particolare il ddt, da parte del Governo nel suo santuario di uccelli. “Chi contempla la bellezza della terra trova riserve di forza che dureranno finché dura la vita. C'è qualcosa di infinitamente curativo nei ripetuti ritornelli della natura: la certezza che l'alba arriva dopo la notte e la primavera dopo l'inverno” scriverà nel libro che la farà conoscere al mondo intero Primavera Silenziosa, il primo manifesto ambientalista. La pubblicazione attirerà su di lei l’ira dell’industria chimica, Monsanto su tutti, che scatenerà una vera macchina del fango, fu minacciata, sbeffeggiata, denigrata, sminuita. Spesero 250mila dollari per finanziare la campagna contro di lei.
Ma lei non indietreggiò di un solo passo. Neanche quando la definirono “una donna isterica” e “una zitella senza figli”. Aveva smosso l’opinione pubblica, il suo libro divenne un bestseller. Gli americani le scrissero migliaia di lettere, alle quali in buona sostanza lei rispose che “era necessario fare ricerca per sviluppare metodi alternativi e stabilire delle priorità a livello nazionale”.
Il dibattito pubblico fu serrato, il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy nominò una commissione per parola per parola Primavera Silenziosa. Il rapporto finale non solo scagionò Carlson da tutte le accuse, ma confermò le sue preoccupazioni sui rischi dei pesticidi e determinò una inversione di marcia governativa. Era nato ufficialmente il movimento ambientalista.
Tutti i suoi detrattori tornarono sui loro passi. Il nesso causale tra abuso dei fitofarmaci e avvelenamento della terra, dell’acqua, degli animali e quindi delle persone era stato ormai provato, non si poteva tornare indietro. Fu eletta membro dell’Accademia delle Arti e delle Scienze, fu insignita con la medaglia Audubon, la Cullen e postuma, la medaglia presidenziale della Libertà, la più alta onorificenza civile.
“Ci troviamo ora dove due strade divergono. Ma a differenza delle strade della famosa poesia di Robert Frost, non sono ugualmente giuste. La strada che stiamo percorrendo da tempo è apparentemente facile, un’autostrada liscia sulla quale procediamo a grande velocità, ma alla fine si trova il disastro. L’altro bivio della strada – quello meno percorso – offre la nostra ultima, unica possibilità di raggiungere una destinazione che assicuri la preservazione della terra” si legge nel suo Silent Spring
La storia le ha dato ragione, il ddt fu messo al bando, anche se lei non riuscì a vedere quel giorno.