I fiori delicati dai colori vivaci sorprendono tra le spine dolorose, piccoli omaggi di bellezza su superfici impraticabili alle mani esperte.
Adagiati sui dorsi, su curve insidiose i piccoli segni di poesia sorridono al sole che amano più della pioggia temuta se incessante e impetuosa. Il loro è un offrirsi, allo sguardo discreto, come gioco di prestigio, piccola magia che disorienta nella pericolosità delle forme. Cactus? Non so rispondi con il tono scocciato di chi è costretto a interrompere un pensiero assorto in un mondo in cui il possibile è manifestazione naturale di una bellezza non comune. Poi aggiungi Echinocactus Grusonii, più comunemente conosciuto come “Cuscino della Suocera”, “Palla D’oro” o “Grusone”, e pare la voce di Siri che legge la ricerca appena effettuata.
Con il palmo sfiori l’aria che circonda la pianta, grassa, dal misterioso fascino, seducente come una rosa scarlatta in un campo di ortiche.
Persa nella suggestione irreale di questa porzione di giardino inaspettata, miraggio di altre felicità, elemento di disordine nelle linee ben scolpite da altre piante modellate dalle mani di insuperabili giardinieri, apri il tuo viso al più sognante sorriso. Lo sguardo si accende di una nuova curiosità, forte l’istinto di sottrarre a questo angolo una piccola porzione di verde, desisti per il principio che hai che non si deturpa l’idea di altre libertà.
Nel ritrovato spirito di condivisione regali perle della tua saggezza, resto in ascolto ed in silenzio immagazzino dati in cartelle fittizie di memoria.
Il cuscino della suocera non immagina il suo nome cosciente solo della sua esistenza. Ed anche questa è magia.