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San Rocco, protettore di Locorotondo

San Rocco, protettore di Locorotondo

Tra le vie senza angoli, bianche di calce le pareti curate, lì dove tutto gira in un cortese girotondo, appare d’improvviso una chiesa madre.

 La facciata in stile neoclassico illumina con il suo biancore e la sua pulizia. Il timpano con un basso rilievo di San Giorgio che sconfigge il drago rivela il santo patrono della città di Locorotondo balcone circolare sulla valle d’Itria.

Varcare la soglia è scoprire una cupola alta trentacinque metri e nel mese di agosto trovare San Rocco, protettore della città, a ricevere devoti e fedeli. Lui san Rocco, il cane a leccare ferite, è uno dei pochi santi usciti in processione, ad accompagnarlo per le vie i possessori di green pass. In altri paesi, in altri luoghi, altre statue son rimaste ferme, solo celebrazioni liturgiche in chiesa per loro, che il santo non guarisce più è spogliato da ogni suo potere, la fede piegata a ragioni di sicurezza. 

San Rocco, il viso sofferente, cattura lo sguardo del turista entrato per caso ad ammirare le architetture. Lascia degli euro e accende una candela, chiede anche lui una grazia, un intervento divino per intercessione. A San Rocco di Montpellier, che le ferite le conosce, ci si rivolge per le malattie molto gravi e per le epidemie, oggi anche per le pandemie. Nel lasciare la chiesa madre ci si accorge di come i due santi, Giorgio e Rocco, non siano in competizione, vegliano entrambi sugli abitanti della città. Sarà per le strade, per quel suo essere circolare, ma Locorotondo ogni volta riserva gradite sorprese. Un saluto a San Rocco prima di andare via mentre il sole tramonta lasciando colori da favola sulle pietre.

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