Da quattro anni è al timone dell’ultimo baluardo del giornalismo d’inchiesta televisiva in Italia.
Abbiamo incontrato Sigfrido Ranucci giornalista e conduttore di Report, a Molfetta a Conversazioni dal mare, per presentare la nuova edizione del libro scritto a quattro mani con Nicola Biondo Il Patto. La trattativa tra Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato.
C’è una mafia che ancora non è stata svelata?
La sua evoluzione, che cosa è diventata la mafia che uccideva, quella delle stragi, oggi. Pensare che sia scomparsa non è possibile, bisogna capire quanto è in grado di condizionare ancora la realtà, lo svolgimento della democrazia, quanto questa mafia si sia mimetizzata nei colletti bianchi. Questa secondo me è una cosa che andrebbe approfondita, studiata, perché poi si ha la percezione che siccome non uccide più, la mafia non esiste. Non è così. La presenza si sente. E’ come se uno vivesse con la testa dentro una busta di plastica, si sente continuamente soffocato e non ne capisce i motivi.
Quanto costa raccontare la verità in Italia?
Intanto è un privilegio poterla raccontare. Io posso parlare della mia esperienza a Report che è bellissima. La Rai ci ha concesso in questi 25 anni di storia, di romanzo dei fatti, un luogo di libertà, io sono sempre stato libero di raccontare i fatti. Ed è questo il segreto di Report. Sentirsi libero per chi fa giornalismo d’inchiesta è un valore inestimabile.
Come si mantiene la serenità nonostante le pressioni continue dei poteri forti?
Ci si fa l’abitudine, il callo, l’aver raggiunto anche una certa età aiuta, io sono alla vigilia dei 60 anni. La ottieni con la coscienza di aver fatto sempre il possibile per appurare la verità, con la preparazione nei fatti, studiando tantissimo, Report è una trasmissione faticosissima e sotto messa in onda riesci a dormire solo tre ore a notte, se va bene. Studiare continuamente i documenti, provare a dare una lettura, renderli soprattutto fruibili al pubblico che paga il canone. Ecco questa è la cosa più importante, lo sforzo più grande. Questo è il prezzo che si paga, ma sono felice di pagarlo.
Ranucci sale sul palco, subito l’applauso, in una piazza piena, nonostante l’ora tarda, tutti attenti ad ascoltare una storia raccontata tante volte, la trattativa tra Stato e mafia. Ranucci, chiaro, diretto e semplice non parla per sé o per una ristretta cerchia di simili, parla per gli altri, per tutti. La verità deve arrivare a quante più persone possibile. Nessun sottinteso, rifugge le allusioni. Cita persone, fatti, eventi, numeri. Poi, ognuno trae le sue conclusioni. A lui spetta raccontare i fatti. Come ogni lunedì sera su Report.