Dipingere, accostare un tono con un altro, accordarli, sviluppare il paesaggio, semplificare la luce per dare dimensione alle forme.
Utilizzare le linee per dare il ritmo. È libero Pierre-Auguste Renoir di seguire il suo personale pensiero, l’importanza del fare. Le sue opere sono espressione della gioia di dipingere, prevale la spontaneità. Espone con gli impressionisti Renoir che ha un solo obiettivo, fare, fare la miglior pittura possibile. E lo farà per tutta la sua vita anche con le dita deformate dall’artrite dipingerà, pennelli legati alle mani, piegato dal dolore.
“Non ho regole né metodi; chiunque può esaminare quello che uso o guardare come dipingo, e vedrà che non ho segreti. Guardo un nudo e ci vedo miriadi di piccole tinte. Ho bisogno di scoprire quelle che faranno vivere e vibrare la carne sulla tela. Oggi si vuole spiegare tutto. Ma se si potesse spiegare un quadro non sarebbe più arte. Vuole che le dica quali sono, per me, le due qualità dell’arte? Deve essere indescrivibile e inimitabile ... L’opera d’arte deve afferrarti, avvolgerti, trasportarti” spiegò Renoir. E le sue opere lo fanno, i suoi ritratti, i suoi nudi, i paesaggi avvolgono con la loro espressività, comunicano il loro momento senza alcuna mediazione. Bal au Moulin de la Galette ne è un esempio, “una pagina di storia, un momento prezioso della vita parigina, di rigorosa esattezza”, scrive il critico Georges Rivière.
Renoir “è il vero pittore delle giovani donne, di cui sa rendere, in quella allegria di sole, il fiore dell’epidermide, il velluto della carne, la madreperla dell’occhio, l’eleganza della pettinatura”, osserva J. K. Huysmans.
Scoprire Pierre-Auguste Renoir è illuminare con sapienza la natura, umana.