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Tutto è eterno se raccontato

Tutto è eterno se raccontato

Quando le parole non bastano per raccontare una storia se ne cercano altre per sommarsi.

Si fondono diversi linguaggi narrando ciò che altrimenti finirebbe nel’oblio.

Gauri Gill è una fotografa di Nuova Delhi, nella creazione dei suoi scatti pratica l’ascolto attivo cercando di entrare nelle storie e lasciarne una traccia. Vuole che nulla si perda, che resti memoria di ciò che una parte dell’India vuole celare al mondo. Ma i suoi scatti a volte non bastano, c’è di più oltre quelle immagini, si affianca a Rajesh Vangad, pittore Warli, un’arte tribale praticata dalle popolazioni della North Sahyadri Range nel Maharashtra, che attraverso l’uso di forme geometriche che via via si evolvono pone la natura al centro di tutto.

Ciò che nasce è un nuovo linguaggio simbiotico che intreccia le due visioni. Gli aspetti vitali che la fotografia non può catturare vengono colti in sovrapposizione dai disegni di Vangad.

“Come se si stesse fotografando una vecchia casa e chi ci vive uscisse e cominciasse a parlare” spiega Gill. Le storie che raccontano non sono un passato lontano e folkloristico, ma attimi di vita contemporanea, storie di povertà, violenza, fame, immerse in una natura che è sempre il centro di tutto.

Come gli alberi di banyan, venerati dai Warli, che durante la luna piena portano in dono fiori, noci di cocco e bastoncini d'incenso, al simbolo dell’adorazione della vita eterna.

Nel 2013 Gill e Vangard avviano il progetto Fields of sight, scelgono il villaggio di Ganjad, Dahanu a nord di Mumbai e iniziano a realizzare le loro narrazioni visive.

Nel saggio scritto da Inderpal Grewal, professoressa di Yale sul lavoro di Gill e Vangard si legge “I suoi personaggi ci spingono a ricordare che le loro storie non sono finite, che c’è ancora molto da fare: si tratti di un risarcimento, di una riparazione o, in questo caso, del riconoscimento del fatto che le identità di coloro che non vengono reputati 'moderni' continuano a rappresentare comunque una sfida per la politica dello Stato neoliberale, la quale nega che le comunità minoritarie abbiano un interesse nel futuro del Paese”.

L’oceano, un uomo che guarda l’infinito, gli uccelli che disegnano cerchi concentrici. Tutto è eterno. Nulla avrà mai fine.

 

La mostra di Gill e Vangard è visitabile al Phest di Monopoli sino al 3 novembre.

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