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Luci e ombre di Aurelio Amendola

Luci e ombre di Aurelio Amendola

La luce erompe con tutta la sua forza svelando la bellezza dei luoghi, delle persone contrapponendosi all’ombra che con medesimo vigore, cela.

Prendono vita i volti marmorei delle statue di Michelangelo, scatti nati dopo il consiglio dell’artista Marino Marini “Le mie sculture le devi far parlare” e lui l’ha fatto, con le sue e con tutte le altre, dando voce, respiro, calore al marmo, partorendo quelle opere come figlie sue.

Un afflato di grandezza accompagna ogni immagine di Aurelio Amendola, che sia un vasto panorama, lo scorcio di un paesino, il dettaglio di una statua, il ritratto di un artista, come Mario Ceroli immortalato davanti al mare di Fregene con le ali di farfalla non di angelo, umano, terreno e libero.

Incontra Kounellis e dona l’eternità ad una sua opera, una donna incinta, nuda seduta su una sedia. Amendola ancora una volta gioca con luci e ombre. Aveva una visione diversa da Kounellis, discutono un po’ su quale sia la luce migliore, l’artista lascia fare al fotografo e l’immagine che viene restituita è opera anch’essa, tanto che Kounellis decide di firmarla, quell’opera diventa di entrambi “mi ha fatto un grandissimo regalo” disse modestamente Amendola. 

Le immagini si susseguono, tutte con la medesima forza di una voce ritrovata. Il lago di luce che filtra in una grotta, le nuvole imperiose sulla terra brulla, le scale di una Matera sospesa nel tempo e le dieci cattedrali, progetto mai pubblicato, che lo portò a Bari per la cattedrale di San Sabino, restituendoci le sue infinite colonne, archi di pura bellezza. A Milano dove ha fotografato le guglie del duomo di Milano che svettano alte e vittoriose nel cielo e poi a Roma per la basilica di San Pietro, a San Galgano dove l’abbazia si è ripresa il cielo, nessun tetto a limitare il terreno dal divino e a Siena per il suo duomo a croce latina.

Amendola racconta, non mostra. Oggi immagine è un punto di vista preciso, il suo, sul mondo che lo circonda. 

I volti di donna del Canova, bisbigliano una storia che vorremmo ascoltare. E restiamo in silenzio per carpire anche solo una parola, ma nessun segreto ci viene svelato, che non sia l’infinita bellezza che risiede negli occhi di Amendola capace di guardare come noi non sappiamo fare.

Un’antologia delle sue opere, Aurelio Amendola-Un’antologia. Michelangelo, Burri, Warhol e gli altri è in mostra al castello Svevo di Bari sino al 25 giugno, svelando tutta la luce e l’ombra del mondo. 

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