Loro sono studenti, donne e uomini, ragazze e ragazzi. Sono studentesse e studenti di Bari.
Ognuno con un vissuto, una storia, esperienze. Un valore li unisce, la solidarietà. Costruire una rete per aiutare, chi è in difficoltà. Studenti Solidali per affrontare il lockdown, per colmare le distanze imposte tra chi può aiutare e chi deve essere aiutato.
Un collettivo per essere solidali. Come nasce questa vostra esperienza?
Dopo due mesi dallo scoppio della pandemia di Covid-19 in Italia, noi studenti e studentesse di Bari abbiamo sentito il bisogno di dare un contributo reale e mutualistico ad una comunità in evidente difficoltà. La pandemia ha acuito problemi sociali ed economici con profonde radici. Crediamo che il Covid abbia evidenziato la fragilità di un sistema che lascia indietro molti, per questo, da aprile, diversi sono i gruppi di volontari che si sono attivati. L’emergenza non si concluderà con la fine del lockdown: il nostro imperativo è stato quello di stringere alleanze di instaurare una vicinanza con chi non si sente più rappresentato.
Come è composto il vostro collettivo? Parlateci un po di voi
Il nostro collettivo, Studenti Solidali, nasce dall’unione di studenti medi e universitari in un progetto comune: diffondere la solidarietà come valore etico in un momento di grande frammentazione. Siamo una realtà davvero eterogenea. Proveniamo da contesti simili e allo stesso tempo diversi, da varie scuole e facoltà universitarie; c’è chi tra di noi ha già avuto esperienze sociali e politiche sul territorio, ma anche chi se n’è interessato per la prima volta. Siamo però legati da un bisogno comune: avere un ruolo attivo nella città, offrendo un aiuto reale e concreto a centinaia di persone in difficoltà economica, evidenziando le contraddizioni di questo sistema.
Nel nostro lavoro abbiamo affiancato la Rete di Mutuo Aiuto “Vittorio Cosentino”, che in questi mesi si è impegnata oltre che nella raccolta e distribuzione alimentare, anche attraverso assistenza legale e psicologica gratuita.
Un progetto che vede la luce nel buio del lockdown. Cosa è cambiato in questi mesi?
Rispetto alle prime settimane, le richieste di aiuto, di vario tipo, sono aumentate notevolmente. Purtroppo, i problemi che il lockdown ha messo in luce, non hanno trovato una risposta ferma e adeguata nei mesi estivi, durante i quali il virus si è chetato. La crisi economica, è andata invece a peggiorare quelle difficoltà sociali già presenti sul territorio che erano passate in sordina fino allo scoppio dell'emergenza sanitaria.
L'assenza di un piano per gestire la seconda ondata autunnale ha ovviamente aggravato le problematiche presenti, facendoci comprendere l'importanza delle pratiche di diffusione di solidarietà urbana e mutuo soccorso, che cerchiamo di portare avanti, risultate fondamentali per moltissime persone.
Un crowdfunding per aiutare chi non riesce ad andare avanti. Per creare una rete. Qual’è stata l’accoglienza da parte dei fornitori?
Il progetto di Studenti Solidali deve gran parte del suo successo proprio ai privati cittadini e ai commercianti che hanno contribuito assiduamente nel corso dei mesi con donazioni di generi di prima necessità.
Infatti, sin dall’inizio del progetto numerosi negozianti della città barese hanno dimostrato un forte interesse e una larga disponibilità a partecipare a quella che poi è diventata una vera e propria rete di attività commerciali che si estende nei diversi quartieri urbani.
Tuttavia, per Studenti Solidali tessere questa rete è significato confrontarsi anche con le paure di alcuni esercenti, che a fronte dell’esperienza del lockdown primaverile temevano che il progetto di volontariato degli studenti potesse in qualche modo danneggiare i loro introiti, rinunciandovi quindi immediatamente. In altri casi, invece, altri hanno deciso solo successivamente di abbandonare la rete in vista di una scarsa partecipazione dei loro stessi clienti.
Inoltre, fondamentali sono stati proprio i singoli cittadini che hanno contribuito attraverso le loro donazioni alla crescita della raccolta fondi. Infatti, soprattutto nel periodo immediatamente successivo al lockdown primaverile, c’è stato un largo interesse da parte del pubblico a sostenere il progetto. In molti casi i donatori hanno accompagnato i loro contributi con messaggi di incoraggiamento ai volontari attraverso la piattaforma digitale che ospitava la raccolta fondi
La rete della solidarietà, come si coniuga con l’egoismo imperante?
Il nostro progetto chiarisce le sue intenzioni sin dal nome: diffondere la solidarietà. Spesso ci troviamo davanti al rifiuto dei commercianti ad aderire al nostro progetto o alla proposta di inserire un piccolo carrello solidale all’interno del proprio negozio.
Fare volontariato, a nostro modo, significa scoprire le sfumature della realtà, fino a quella dell’egoismo, e soprattutto significa accorgersi che l’egoismo e l’individualismo risiedono nelle più ancorate radici della nostra società.
Scontrarsi con l’egoismo imperante equivale a scontrarsi con una realtà dominata dall’idea che il successo sia solo individuale e non dell’altro. Cambiare la realtà equivale a permearla di solidarietà, far prevalere lo sguardo verso l’altro, la mano tesa e il mutualismo.
Il nostro progetto dunque, non mira solo ad aiutare qualcuno, ma a creare in tutti e tutte una coscienza solidale, che è la stessa coscienza che ci ha portato autonomamente a difendere l’Ex Socrate, ad aiutare migranti, famiglie e senzatetto.
Svolgere questo genere di attività ci aiuta a capire che oltre il nostro mondo individuale c’è una realtà diversa, agli occhi dei molti sconosciuta, e richiede un cambiamento che ci porti ad essere rete solidale.