Camminando per le strade affollate di un sabato pomeriggio qualunque nella città di Bari. I marciapiedi di mattonelle rosse, l’asfalto grigio.
Le auto in coda, scoprire palazzi nel murattiano, seguirne i colori, tenui, lasciarsi guidare di portone in portone, di balcone in balcone. Incontrare ad un tratto via Putignani, alberelli sui lati e a est a fine via il Petruzzelli, rinato, ricostruito dopo la stagione del fuoco che lo sottrasse per anni ai baresi e alla rete dei teatri. Scegliere di andare, lungo corso Cavour, al mare, osservare il piccolo porto dinanzi a N’ dèrr’a la lanze e guardare il Margherita sottratto ai teatri e restituito contenitore. Percorrere corso Vittorio Emanuele e ritrovarsi dinanzi al colonnato del Teatro Piccinni, qui non è stato il fuoco ma un lungo restauro a chiudere le porte. Oggi risplende in tutta la sua straordinaria bellezza. Tre teatri in pochi metri. Tre teatri, destini incrociati tra albe e tramonti. Ne restano due. Stagioni da vivere ancora. Balletti e commedie, concerti, opere, perché qui, in questi luoghi si sperimentano ancora i temi dell’allestire e del mettere in scena. Fuori dal rituale di noti spettacoli odierni dove la voce non è impostata ma semplicemente urlata, voce contro voce. È ora di lasciare il centro spostarsi nel quartiere San Pasquale, Teatro Forma, moderna costruzione, qui Nada Malanima canta, voce inconfondibile, “è un momento difficile, tesoro” il suo ultimo album. Canta e parla, Nada, della madre soprattutto. Prende fiato tra un brano e un altro, concede al pubblico i suoi successi. E il pubblico canta “ma che freddo fa, ma che freddo fa”. Lo sfondo blu e rosso, luci sul palco, mentre Nada canta con i suoi fan
“Lei ballerà tra le stelle accese
E scoprirà, scoprirà l'amore
L'amore disperato”.