Una mostra dei suoi capolavori sino al 24 febbraio
Per il genio più grande che l’umanità abbia conosciuto la Francia ha trascorso gli ultimi dieci anni per organizzare la mostra Leonardo da Vinci, che da ieri e sino al 24 febbraio celebrerà i cinquecento anni dalla morte del genio fiorentino.
Pittore, scultore, scrittore, ingegnere, si è occupato praticamente di tutto dalla matematica alla botanica, dalla filosofia all’anatomia, dalla musica alla scienze. Tutto ha fatto perché tutto era in grado di fare e in ogni cosa cercava e trovava la perfezione. Unico motore della sua grande e lunga vita.
Il Louvre celebra il suo genio artistico e per farlo ha chiamato a raccolta tutti i musei del mondo che custodiscono le sue opere. Uniche opere assenti, tra i suoi dipinti, sono le tre opere della Galleria degli Uffizi di Firenze, Il Battesimo di Cristo (realizzato insieme al suo maestro Il Verrocchio), l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi. Ufficialmente per la deperibilità delle opere, ma chissà se non è una sorta di rivalsa dopo il rifiuto, nel 2011, del Louvre di prestare la Gioconda al museo fiorentino. Stessa sorte è toccata a La Dama con l’ermellino che resterà nel museo nazionale di Cracovia.
Ci saranno invece la Madonna Benois (prestata dall’Ermitage di San Pietroburgo), San Girolamo dal Vaticano, Ritratto di musico dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, La Scapigliata dalla Galleria Nazionale di Parma, e due versioni della Madonna dei Fusi provenienti da una collezione privata e dalla Galleria nazionale di Edimburgo.
Per un totale di 120 opere prestate che resteranno al Louvre per quattro mesi, tutte a testimonianza della grandezza del genio fiorentino. Quel genio che si è fatto beffa del mondo, figlio illegittimo di un notaio e una donna di umili origini, primo di 22 figli. Oggi forse sarebbe un emarginato, impossibilitato dai canoni sociali a risplendere, di una luce talmente grande da aver illuminato il mondo intero.
E tra i doni che lui ha fatto al mondo c’è anche quel Salvator Mundi, appartenente ad una collezione privata di Abu Dabhi, ad oggi il quadro più costoso acquistato da un privato. L’ovviamente anonimo acquirente ha speso più di 450 milioni di dollari per portarselo a casa, ma ha acconsentito a privarsene per quattro mesi, il tempo della mostra al Louvre.
Ma Leonardo non è solo dipinti, al Louvre arriveranno disegni, sculture e manoscritti. Perchè, inutile dirlo, l’espressione del genio leonardesco è come una esplosione, con mille frammenti che hanno coperto tutto lo scibile umano.
Sarà possibile ammirare il Codice Atlantico (della biblioteca Ambrosiana di Milano), 1119 pagine di scritti di Leonardo, con 1751 disegni e appunti su botanica, astronomia, matematica, anatomia, chimica. Quarant’anni di appunti su tutto ciò che gli passava per la mente, compreso il volo degli uccelli.
E in questo suo continuo creare, pensare, progettare, provare, ci sono anche i suoi studi sull’anatomia dei cavalli, sui movimenti delle mani, sulle cartine geografiche. Tutto lo incuriosiva e lo affascinava e lo dimostrano i 600 disegni della collezione privata della corona britannica, che saranno in mostra al Louvre.
Arriverà anche, dalla Galleria dell’Accademia di Venezia, dopo tante peripezie, l’Uomo Vitruviano. Il disegno a penna e inchiostro con cui Leonardo ha dimostrato che le misure perfette di un uomo sono racchiudibili all’interno delle due figure geometriche per eccellenza, il cerchio (che rappresenta il cielo) e il quadrato (che simboleggia la terra). Ennesima dimostrazione del genio, perché ricordiamolo, prima di lui nessuno c’era riuscito.
A scorrere l’elenco delle opere in mostra vien quasi da sorridere. Per tanta grandezza racchiusa in un unico luogo al mondo. Che appare così piccolo e quasi inadatto a contenerlo. E mi vien da pensare che sia giusto che tanta bellezza sia diffusa in tutto il mondo, che abbia modo di splendere e risplendere in spazi più ampi e che sia visibile a un maggior numero di persone. Perché se non l’ha contenuto il mondo un uomo come Leonardo come può un singolo museo?
Così questo tentativo di raccogliere tanta grandezza in un solo momento in un unico luogo, è un evento nell’evento.
Il Louvre per questa monumentale mostra ha stimato 7mila visitatori al giorno. Impossibile accedere senza prenotazione, che ad oggi sono già 180mila.
Per far meglio comprendere il genio di Leonardo si è fatto ricorso alle riflettografie infrarosse che consentiranno di vedere cosa c’è sotto ogni strato di pittura, scoprendo così le intenzioni di Leonardo e le sue continue revisioni alla ricerca di quella perfezione assoluta di tratto e di concetto.
Il percorso è stato allestito al centro della piramide di vetro progettata dall’architetto Leoh Ming Pei. Alla fine, dopo aver ammirato tutte le sue opere, il visitatore potrà cimentarsi nel tentativo di scoprire cosa c’è dietro la Monna Lisa, grazie alla realtà virtuale.
Si, la Gioconda, il suo quadro più famoso, in Francia dal 1516 e al Louvre dai tempi della Rivoluzione Francese. Talmente sacro da essere considerato inamovibile. Resterà dov’è, nella Salle des États e non con le altre opere nella Hall Napoléon, protetta da un vetro, anch’esso italiano, che la preserva da agenti corrosivi, esplosivi e dai furti, perché ancora tutti ricordano Vincenzo Peruggia, italiano ex dipendente del museo che compì il furto dei furti, sottraendolo indisturbato nel 1911 per donarlo all’Italia. Tutto ciò che gravita intorno a Leonardo ha dell’incredibile, anche le accuse e gli interrogatori subiti dal poeta Guillaume Apollinaire e da Pablo Picasso, ritenuti in un primo momento i responsabili del furto.
Così la riscoperta del genio di Leonardo sarà ultimata solo dopo aver visitato la Salle des États. Il percorso è compiuto. Nel suo Trattato di pittura, scrisse “Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare”. Senza sapere che è esattamente ciò che proverà ogni visitatore della sua mostra.