Sola tra fili d’erba, macchia di colore nel verde, piccolo fiore dal profumo delicato quasi impercettibile, aspetta che il sole tramonti.
Aspetta di osservare le stelle, mentre scende il buio e il silenzio e l’unico rumore che si avverte è il respiro della terra. Iris, giaggioli, li conosceva bene Vincent Van Gogh, da dipingerne quadri, distese di fiori blu e tra questi un sole fiore bianco, solitario, diverso, unico, o raccolti in vasi ad ornare stanze a portare natura tra le pareti.
Cresce sola tra l’erba, l’iris blu, arrivata per caso in un giardino che non conosce tempo, un’ape le fa visita portandole notizie di mondi oltre i muri di cinta che lei non può vedere con lo sguardo rivolto in alto, al cielo. Tre tepali esterni ripiegati in basso e tre tepali interni rivolti verso l’alto, tre stami e tre stili petaloidi ricurvi sui tepali esterni, ecco il fiore catturare il sole, e attendere la notte, le luci bianche puntini da unire con rette immaginarie per disegnare nuovi mondi, improbabili scenari.
Le iris, nel loro nome i colori possibili dei loro fiori, arcobaleno, come spazi di serenità e gioia tra la monotonia dell’abituale paesaggio, dipingono di blu, giallo, bianco, rosa, le aiuole e i campi, come tavolozze da cui attingere per pennellate decise tra il verde. Lei, cresciuta in solitudine, regala una piccola macchia visibile e distinguibile, una piccola nota di passione in un giardino di fili d’erba. Il suo profumo lieve e delicato invita l’ape a tornare per nuove chiacchiere e confidenze. L’iris sa di non essere sola.