La torre solitaria sulla terra rocciosa, vedetta sul mare e sulla riserva, governa i venti che soffiano sulla costa, increspando onde.
A pochi chilometri da Brindisi, un’oasi naturale, le dune protette, i canneti, la macchia mediterranea, rifugio sicuro per tassi, donnole e faine, lepri e conigli selvatici, ricci e istrici, gatti selvatici e serpenti. In acqua testuggini e bisce. Porciglioni, aironi, tarabusi, usignoli, rondini e falchi da palude, osservano piccoli insetti muoversi tra gli arbusti. Nessun motore, nessuna auto, una lunga distesa di sabbia e roccia, sul mare Adriatico, incontaminata, riserva da tutelare, proteggere, conservare.
Si percorre a piedi seguendo i sentieri, nel buio della notte una torcia a illuminare viottoli, mentre ogni fruscio rimanda ad un gioco tra flora e fauna, un rimpallo di suoni, un sospiro di natura. A nord la sabbia gialla, a sud le rocce basse, su tutto domina lei, la torre. Dal suo promontorio la costruzione appare imponente, inattaccabile. Raggiungerla è il tempo di una passeggiata, tra specie a tanti sconosciute.
Piccolo polmone da preservare, la riserva naturale di Torre Guaceto, a pochi chilometri da Carovigno e San Vito dei Normanni, ha il fascino seducente di chi ha voluto sottrarsi al destino di una speculazione, conservando bellezza da restituire a quanti osservandola dalla statale decidano di fermarsi e scoprirla in tutta la sua innata bellezza. Un viaggio in una nuova dimensione, in un sottile equilibri tra il calpestabile e l’irraggiungibile. Sospesi nel tempo, come in una storia che ha scelto un finale non scritto.
Torre Guaceto, lo sguardo fiero, il movimento della vegetazione è sinfonia di partiture divine, non serve il telefono ad immortalare istantanee che restano nel cuore.