Lo devono sapere, tutti devono vedere cosa sta succedendo, cosa si consuma nel silenzio assoluto di un Paese stanco.
Cammina di corsa con i suoi zoccoli di legno e la macchina fotografica al collo e fotografa da vicino tutti i morti ammazzati della sua Sicilia. Letizia Battaglia, è stata prima molte volte nella sua vita, prima donna fotografa per un giornale, prima europea a vincere il premio Eugene Smith, prima lì dove tutto accadeva.
La morte e il sangue li ha fotografati sino al 1992, dopo la morte di Falcone e Borsellino è dovuta andare via, “basta corpi e sangue”, ha ripreso fiato. Lei, unica donna in una Sicilia feroce e assassina, poteva solo gridare per essere sentita. Così gridava e arrivava Boris Giuliano a farla passare, “le donne non possono fotografare i morti ammazzati?”. E scattava. Dai tanti di cui non si conosce il nome e si è perso il volto sino ai più celebri, Piersanti Mattarella, il giudice Cesare Terranova con la sua “manina appoggiata come se stesse dormendo”.
Fotografa la sua storia, scatta con la sua Pentax Lx, il momento dell’arresto di Bagarella, quegli occhi feroci, la violenza e l’odio, “mi ha sferrato un calcio, non mi ha presa, sono caduta indietro, ma la foto c’era, l’ho scattata”.
Si mette lì davanti al soggetto “io devo farlo vedere che sono lì a fare una foto, dobbiamo essere alla pari” racconterà poi. Immersa in una violenza senza fine, non si è fatta ingoiare da quel buio senza fondo, ha mantenuto l’umanità che vedeva persa davanti ai suoi occhi.
Fotografa le bambine di Palermo con i capelli lisci e la frangetta, com’era lei sino ai 10 anni, quando ancora c’era in lei il candore e l’innocenza. Prima che qualcosa si rompesse, tenendola in bilico per tutta la vita. Evita il baratro, gettando in faccia al mondo gli orrori che altrimenti sarebbero rimasti nascosti e innalzando la bellezza, quella meno scontata, così in alto da rendere impossibile a tutti di voltare lo sguardo.
“La fotografia mi ha salvato da una catastrofe psichica, da uno sconfinamento tra emozioni e disperazioni, con la macchina fotografica io ho fatto ordine nella mia vita perché con la fotografia riuscivo a vedere il mondo, a registrare quello che avveniva e a tenerlo per me” dirà di sé e di quella scelta di lasciare la famiglia e tornare nella sua Palermo. Ritorna in quei luoghi e su quei ricordi, sulle foto che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, ne scatta altre. Sempre i suoi occhi, un’altra visione “L’acqua dentro la quale mi sono lavata e purificata” è ovunque. In una delle ultime interviste disse “io penso che dovrei andarmene qui ci sono un sacco di contraddizioni, in questo vivere non c’è pace, non c’è serenità”. È andata via, restando nella sua Palermo.
“Letizia Battaglia. Testimonianza e narrazione” è la mostra che le dedica Palazzo delle Arti Beltrani (a Trani), visitabile sino al 31 maggio 2023. Per informazioni cliccate qui.