Cultur&motive

The heart of dreams, Polina Osipova

The heart of dreams, Polina Osipova

Sconvolgere le narrazioni, confondere, far crollare certezze, riconoscere un passato e legarlo al futuro attraversando i materiali del presente.

È l’opera creativa di Polina Osipova, artista indigena appartenente a una minoranza etnica in Russia, Ciuvascia, in mostra al PhEST di Monopoli. Opere visionarie in cui cuori palpitano e i tessuti si animano. Il suo processo creativo è multidisciplinare, prima crea oggetti ironici, sculture che possono essere indossate e poi vengono catturate in fotografie e video ricorrendo alla tecnologia digitale. C’è il passato, le tradizioni culturali, le donne della sua famiglia le hanno insegnato a ricamare, a lavorare con gli aghi e a raccogliere le erbe fin da bambina. Da tutte le sue conoscenze nasce la sua arte che non è solo fotografica. È evoluzione, è processo costruttivo. Tessuti, fotografie d’archivio, materiali contrastanti come macchinari e pizzi, cuori anatomici e metalli, tornano e si fondono in nuove visioni.

Un’arte che parla con la potenza dell’immagine, mai statica, sempre in movimento, come se a pulsare non fosse solo il cuore ma si potesse udire perfettamente distinguibile il fluttuare del sangue, rosso, vivo, intenso.

C’è un filo sottile di mistero, di ignoto, nelle opere di Polina Osipova, ci sono meccanismi che si innescano e portano il visitatore ad indagare sul reale, sul possibile, sull’immaginabile, come aprire uno spiraglio, una fessura anche sulle proprie inquietudini e trovare forme nuove in cui disperderle.

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