Modello europeo? In lingua italiana o inglese? Lungo, breve, simpatico, freddo, originale? Con fotografia o senza? Esperienze lavorative?
Con tutti i corsi o con solo i più importanti? E le passioni? Le attitudini? Mail o pec, oppure entrambe? Cosa indicare su un curriculum vitae perfetto?
Basterebbe chiedere a ChatGPT o a uno dei tanti servizi dedicati su Internet, basta condividere i propri dati ed una copia è pronta in pochi minuti, il tempo di riempire gli spazi vuoti. E poi basterebbero i consigli della poetessa Wistawa Szymborska su come scrivere il curriculum, “Cos’è necessario? / È necessario scrivere una domanda, / e alla domanda allegare il curriculum. / A prescindere da quanto si è vissuto/ Il curriculum dovrebbe essere breve. / È d’obbligo concisione e selezione dei fatti. / Cambiare paesaggi in indirizzi/e ricordi incerti in date fisse. /Di tutti gli amori basta quello coniugale, /e dei bambini solo quelli nati. / Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu. /I viaggi solo se all’estero. / L’appartenenza a un che, ma senza un perché. / Onorificenze senza motivazione. / Scrivi come se non parlassi mai con te stesso/ e ti evitassi. /Sorvola su, cani gatti e uccelli, / cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore/ E il titolo che il contenuto. / Meglio il numero di scarpa, /che non dove va/ colui per cui ti scambiano./ Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto./ È la sua forma che conta, non ciò che sente./ Cosa si sente?/ Il fragore delle macchine che triturano la carta”. La poetessa polacca regala in pochi versi tutto ciò che siamo e che inventiamo, l’inutilità delle carte per domande alle quali altri hanno gia formulato risposte vincenti.